Stefania Capati cuoca, scrittrice: le nuove strade sono nella Tuscia

di Donatella Agostini

Nata e cresciuta in una Roma da cartolina, «tra le corse in motorino di sera in centro, quando era un’altra città da adesso», Stefania Capati da vent’anni vive a Viterbo, per la precisione a Grotte Santo Stefano. E ha portato con sé il ricordo di fumanti piatti di amatriciana e gricia, di profumo di mentuccia dei carciofi alla romana della sua adolescenza. La storia professionale di Stefania Capati, scrittrice e cuoca, è un piatto con due ingredienti fondamentali: l’amore per la cucina e quello per il suo territorio di adozione. Più un pizzico di creatività artistica, che rende il tutto ancora più appetitoso. «Sono curiosa e versatile come mio padre, ma cucino come mia nonna».
Quando si è sposata, Stefania si è appassionata di cucina e di ricette, e nel 2010 ha scritto per la Blu Edizioni “Oggi Sposi – Manuale di cucina per giovani coppie”. Un manuale ad uso dei neosposi che si accostano ai fornelli, per conciliare la nuova convivenza a due con le avventure in cucina. Un libro che lei stessa ha illustrato con vignette umoristiche, «perché sia la vita di coppia sia la cucina vanno prese con la giusta dose di leggerezza e di allegria». Due anni dopo è stata la volta di “Sono io la più brava in cucina. Ricette speciali per cuoche normali”, un ricettario condito di ironia che va in soccorso di chi si accosta ai fornelli temendo di non esserne all’altezza. «Anche in questo libro ho disegnato le vignette umoristiche. Così come ne ho realizzate per “Iacopino e l’alfabeto del Cibomondo”, un libro uscito di recente e scritto dalla biologa nutrizionista viterbese Claudia Storcè, che parla di educazione alimentare per bambini dell’asilo e delle elementari. È un alfabeto che parla di cibo ma anche di quello che ruota intorno al cibo, parole come spreco, quantità, calorie. Stiamo avendo un bel riscontro, e facciamo anche lezioni nelle scuole. Educazione alimentare rientra infatti nel programma didattico. Io faccio mettere le mani in pasta ai bambini, faccio fare biscotti, pane, pizza. Claudia si occupa della parte teorica. Abbiamo in programma vari progetti in varie scuole della Tuscia e anche oltre».
Amore per la cucina e per il proprio territorio si coniugano splendidamente nella filosofia di Slow Food Viterbo, di cui Stefania fa parte. «La filosofia di Slow Food è “buono, pulito e giusto”. Stiamo attenti agli ingredienti, alla nostra tradizione del cibo. Ogni anno organizziamo lo Slow Food Village nella cornice del Caffeina Festival. Presento i vari show cooking degli chef che invitiamo, ospitiamo ristoranti della Tuscia che aderiscono alla nostra filosofia e invitiamo personalità importanti del settore: Anna Moroni, Giorgio Barchiesi, Paolo Di Giannantonio». Ma Stefania Capati non è soltanto un’esperta di cucina, è anche la cuoca del prestigioso castello Costaguti, una antica e lussuosa struttura a Roccalvecce. «Cucino per tantissimi turisti stranieri, che vengono dalla Nuova Zelanda, Giappone, Russia, Inghilterra, Sudamerica, a visitare il triangolo Civita – Bolsena – Orvieto. Al castello proponiamo vari menu, anche elaborati. Ma i turisti italiani e stranieri preferiscono piatti semplici e tradizionali, come i lombrichelli con il sugo al finocchietto, il pollo alla cacciatora. Vogliono i sapori del territorio. Non sapete quanti lombrichelli ho cucinato!», continua sorridendo Stefania. «La cucina della Tuscia e quella romana hanno molti punti in comune. Ma Viterbo e provincia sono molto più legate alla loro tradizione culinaria rispetto a Roma. Qui tutti bene o male hanno ancora qualche parente o amico che vive in campagna e che mette a disposizione prodotti freschi. A Roma è più difficile. La Tuscia ha molte realtà gastronomiche che non hanno nulla da invidiare né a Roma né ad altri. Parliamo dei lombrichelli, che poi ogni paese li chiama con un nome diverso: cavatelli, vermicotti, ecc. A Roma quel tipo di pasta non si fa». Abbiamo approfittato dell’occasione e chiesto a Stefania Capati qualche consiglio per i menu delle prossime festività. «Mettete a soffriggere aglio e olio, aggiungete la salsa di pomodoro e a metà cottura i fiori di finocchietto. Condite con questo sugo i lombrichelli e avrete un primo piatto semplice e d’effetto. Se volete una pietanza più elaborata, vi consiglio i ravioli ripieni al fagiano. Cuocete il fagiano a pezzi con gli aromi, frullatene la carne insieme a un po’ di fondo di cottura, e riempite così i ravioli. Basta un condimento leggero, come il burro e salvia, o con un po’ di guanciale locale. Più è particolare il ripieno, più leggero dev’essere il condimento». E per secondo, Stefania? «Per queste feste consiglio la faraona ripiena. Ve la fate disossare e la riempite di patate a cubetti, olive nere, i fegatini e pezzetti di salsiccia. La cuocete in forno bagnandola con un po’ di vino, per mantenerla morbida. E infine per dessert, un classico: il tiramisù. Preparato rigorosamente con i savoiardi». Anche se Stefania ama sperimentare e inventare nuovi piatti, preferisce realizzare pietanze semplici e tradizionali, in linea con la dimensione della Tuscia. «Anche se sono rimasta legatissima a Roma, la mia città natale, io qui sto bene. Mi piace tutto della Tuscia, la sua tranquillità. Adoro Viterbo e il suo centro storico. Ci conosciamo tutti». E se andate a Sant’Angelo di Roccalvecce, a visitare i coloratissimi murales che da qualche tempo hanno cominciato a decorare le pareti delle abitazioni, potrete ammirarne uno popolato di allegri gnomi usciti direttamente dalle favole di Grimm, e nato dalla fantasia e dalle abili mani della poliedrica Stefania. Amore per il territorio, ottima cucina e spiccato talento artistico: il piatto di Stefania Capati è pronto in tavola.

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