Tavolo per la Pace di Viterbo ricorda il 4 novembre

Riceviamo e pubblichiamo:

4 NOVEMBRE 1918 — 4 NOVEMBRE 2017
Un giorno per ricordare che 600.000 uomini italiani, in uniforme, morirono in una guerra che il Papa di allora definì «un’inutile strage». Erano operai, contadini, studenti, strappati alle loro famiglie, mandati lontano dalle loro case per combattere persone che non conoscevano e nulla gli avevano fatto, per uccidere altri operai, contadini, studenti.
MA NON BASTA RICORDARE!
Ancora oggi conflitti e guerre insanguinano la Terra: di molti sappiamo nulla o poco, di altri ci vien detto che sono necessari per difendere la libertà, portare la democrazia e la pace. In reatà in moltissimi casi la guerra è necessaria per depredare le risorse di intere popolazioni a vantaggio di pochi, sovente potenti multinazionali anche italiane. In tutte le guerre una fazione cerca di imporre il proprio dominio sull’altra con le armi: a morire in ogni caso sono soprattutto i civili inermi che rimangono uccisi. Le armi sono progettate e costruite per opprimere, minacciare, uccidere e distruggere. Le armi non possono costruire la pace!
«Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni tra il bene e il male, fra la verità e l’errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima» (don Lorenzo Milani)
NON BASTA RICORDARE!
Occorre prendere coscienza che mentre i popoli soffrono morte e distruzioni, produttori e commercianti di armi si arricchiscono; che ingenti capitali sono destinati dai governi a fabbriche di morte invece che per servizi alle popolazioni (l’Italia è tra le prime 7 nazioni esportatrici di armi ed è uno dei pochi paesi ad aver votato contro la messa al bando delle armi nucleari – ONU 27 ottobre 2016). Occorre ricordare ogni giorno che molti risparmi dei cittadini vengono dalle banche investiti nel settore delle armi a loro insaputa.
NON BASTA RICORDARE!
Per onorare degnamente quanti morirono in tutte le guerre, occorre veramente «ripudia(re) la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (art 11 Costituzione Italiana). Occorre impegnarsi perché le relazioni tra i popoli si ispirino ai principi della nonviolenza: rispetto delle persone, rifiuto dell’odio e della menzogna, dell’impedimento al dialogo e della libertà di informazione e di critica. Occorre trovare gli strumenti coerenti a questi principi, perché «il fine è già nei mezzi che utilizziamo» (M. Gandhi).
Viterbo 2 NOVEMBRE 2017

ACLI, ARCI, AUSER, Caritas, Casa dei Diritti Sociali, Associazione l’Altro circolo, Circolo della Conoscenza di Rifondazione Comunista, Associazione Mani Unite, Associazione interculturale Sans Frontiere, UNICEF, USB Immigrazione … e cittadini a titolo personale.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI