Il Teatro Medievale e Rinascimentale cerca la sua rinascita: un convegno al Cedido

L’obiettivo è doppio: riportare in vita il teatro Medioevale e Rinascimentale e dare una “casa” all’immenso patrimonio artistico e culturale, prodotto in quasi dieci anni (dal ’76 all ’86) dalla kermesse che ha avuto il suo centro, anzi il suo cuore pulsante, a Viterbo. Lungo le piazze, le chiese, i siti storici della città dei Papi. Un “festival”, voluto oltre quaranta anni or sono dai professori Quirino Galli e Federico Doglio, sotto il patrocinio dell’allora Ente Provinciale per il Turismo. Centrare il primo obiettivo appare al momento una impresa al limite dell’impossibile; per il secondo esistono buone probabilità di riuscita perché il Cedido (Centro diocesano di documentazione per la storia e la cultura religiosa) di Viterbo ha già offerto la propria disponibilità a farsi carico e ad archiviare tutti i documenti e i lavori che nel decennio sono stati sfornati e che attualmente sono distribuiti tra l’università salesiana di Roma, un palazzo gentilizio di Orte e, appunto, il Cedido.
Il primo passo di questa iniziativa di rinascita passa per un convegno che si terrà sabato pomeriggio presso la Sala delle biblioteche Cedido di palazzo dei Papi. Illustri i partecipanti: Luciano Osbat, direttore del Centro; Federico Doglio; Simonetta Valtieri; i registi Luigi Tani e Giuseppe Rocca. Un’operazione che il console del locale Touring Club, Vincenzo Ceniti, ha spiegato come la conclusione naturale di un “pentimento” durato anni. Che probabilmente parte addirittura dal 1986 allorché la manifestazione fu costretta a traslocare per mancanza di risorse e anche per motivazioni squisitamente politiche. “Oggi – ha spiegato il responsabile del Touring Club in conferenza stampa – siamo qui per riprovarci con grande determinazione cercando magari di evitare gli errori del passato”. Il problema sarà anche quello di intercettare risorse fresche. Intanto un primo sponsor si è trovato nel Banco Cooperativo di Roma. Il resto potrebbe e dovrebbe farlo la comunità e l’amministrazione locale chiamata a dare spazio e respiro a un festival che chiaramente ha in sé tutte le peculiarità per arricchire Viterbo sotto il profilo culturale. Perché riproporre teatro medioevale e rinascimentale in scenari autenticamente unici può solo aiutare la causa. “Vorremmo ricreare – ha spiegato il professor Quirino Galli – ciò che avevamo iniziato a fare nel ’76 e cioè un rapporto simbiotico con la città che offre squarci urbani di particolare interesse. Sperando che questa volta l’operazione sia coronata da un successo più incoraggiante e duraturo”.

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