Serata speciale quella del 9 luglio al Tuscia Film Fest di Viterbo: una serata all’insegna del sorriso intelligente, che tante volte si accompagna alla malinconia, alla riflessione e al ricordo affettuoso: nei giorni in cui il cinema italiano piange Carlo Vanzina, il TFF rende omaggio e premia l’attrice che oggi forse più di ogni altra in Italia incarna l’ironia e l’autoironia intelligente, la comicità a volte amara, disincantata, feroce, ma sempre assolutamente irresistibile: Paola Cortellesi. E lo fa con un premio intitolato ad un altro indimenticato protagonista della commedia italiana, il viterbese Giuseppe Moccia in arte Pipolo, grande sceneggiatore in coppia con Franco Castellano. «Mio padre sarebbe stato strafelice di consegnare il premio ad un’attrice trasversalissima, capace di far ridere la gente in televisione, al cinema e in teatro», ha detto lo scrittore Federico Moccia, figlio di Pipolo, che insieme ad Andrea De Simone, direttore di Confartigianato Viterbo, ha consegnato il premio alla Cortellesi. «Un’attrice che possiede le qualità di grandi personaggi di un tempo, come Monica Vitti; una completezza artistica che il pubblico stesso sa riconoscere e premiare». «Grazie per le parole meravigliose che hai usato», è stata la risposta commossa di Paola Cortellesi. «Sono onorata e felice, anche se questi sono giorni tristi perché abbiamo perso un gentiluomo come Carlo Vanzina, e un gentiluomo è cosa piuttosto rara al giorno d’oggi. Dedico questo premio a lui». Paola Cortellesi è la protagonista, insieme ad Antonio Albanese, di “Come un gatto in tangenziale”, il film italiano proiettato in piazza San Lorenzo che ha incassato di più nel primo semestre del 2018. La pellicola, di cui la Cortellesi ha cofirmato anche la sceneggiatura, è stata diretta dal regista Riccardo Milani, marito dell’attrice e intervenuto alla premiazione. Il film narra la storia di due mondi diversi che si incontrano e si scontrano: Albanese è Giovanni, uno stimato e facoltoso consulente di una commissione economica europea. Paola Cortellesi è Monica, una giovane un po’ trucida e metallara, inserviente in una mensa per anziani, che insieme al figlio Alessio vive a Bastogi, un quartiere periferico romano complicato e difficile, dove vivere è soprattutto sopravvivere alla giornata e con ogni mezzo. Agnese, figlia di Giovanni, si innamora di Alessio, malgrado la contrarietà speculare dei loro genitori, alimentata dai loro rispettivi pregiudizi. In una realtà multietnica dove l’integrazione è un processo complesso, si snoda la vicenda di un’accettazione forse ancora più problematica: quella tra italiani stessi. La storia tra i due ragazzi ha poche possibilità di durare: come recita il titolo del film, le stesse chances di un gatto capitato per sbaglio su una tangenziale trafficata. Il mondo raffinato di Giovanni e Agnese e quello apparentemente degradato di Monica e Alessio saranno davvero inconciliabili o c’è ancora una speranza? A questa e a tante altre domande hanno provato a rispondere Paola Cortellesi e Riccardo Milani, che intervistati da Enrico Magrelli, direttore artistico del TFF, hanno inscenato anche esilaranti gag sul palco. Indiscutibile, per i due protagonisti, il valore della comicità. «La comicità è irrinunciabile, anche nella vita reale», ha esordito la Cortellesi. «Saper sorridere con ironia, anche di te stesso, ti aiuta a risolvere un sacco di questioni complicate. La trama del film che state per vedere potrebbe essere raccontata anche da un film drammatico. Però di solito con Riccardo scegliamo di fare la cosiddetta commedia all’italiana, dove si raccontano vizi, virtù, emozioni, anche brutture e bruttezze della nostra società. E lo facciamo attraverso la leggerezza, che non è superficialità: attraverso l’umorismo parli a tutti gli spettatori senza frapporre muri». «In gioventù ho visto commedie in bianco e nero, come “I soliti ignoti”, molto più incisive ed efficaci nel raccontare le cose del nostro paese di altri film cosiddetti impegnati», ha aggiunto il regista Riccardo Milani. «I cineforum dell’impegno sociale e politico erano per me motivo di grande noia. Invece, la commedia all’italiana denunciava e raccontava il modo di vivere quotidiano che ci appartiene, e lo fa tuttora. E purtroppo, come nel caso di Vanzina, è sempre stata considerata a torto un genere minore». E alla domanda se si sia trovata bene a lavorare con Antonio Albanese, la Cortellesi ha risposto senza esitazione: «Lavorare con Antonio è stato un bellissimo regalo per me, un’occasione per conoscerlo davvero. Siamo un duetto ben intonato». «Paola e Antonio hanno in comune la malinconia», ha sottolineato Milani. «Tutti e due veicolano grande emotività e passione, anche attraverso l’uso del corpo e dell’espressività. Nei nostri film si ride molto, anche se narrano di disperazione». Nel film recitano anche attori non professionisti, reclutati direttamente nel quartiere dove poi sono state realizzate le riprese. Indimenticabili le due “gemellone” bionde sorelle della protagonista, grandi le interpretazioni di Sonia Bergamasco, un’eterea e superficiale ex moglie di Albanese, e di Claudio Amendola, nel ruolo del pregiudicato e tatuatissimo ex marito di Cortellesi, che completano il quadro multiforme e coloratissimo di una realtà italiana molto più complicata di quello che sembra in apparenza.