Tuscia in pillole. Anna e Andrea sposi con musiche di Stradella

di Vincenzo Ceniti*

Anna Pamphilj e Andrea III Doria. Lei: 18 anni, romana, nipote della viterbese Olimpia Maidalchini-Pamphilj (la “Papessa” di Roma). Era la figlia di Olimpia Aldobrandini e di Camillo Pamphilj.  Lui: 19 anni, genovese, orfano di padre e una madre (Violante Lomellina) forte e risoluta che cercò in ogni modo di conservargli le prerogative di cui aveva goduto il padre. Un matrimonio d’amore? Forse. Certamente di convenienza, celebrato per procura a Roma il 25 ottobre 1671, alcuni anni dopo la morte di nonna Olimpia avvenuta a San Martino al Cimino nel 1657.  L’”affare” di famiglia venne combinato dal principe Gallicano, molto vicino ai Doria. Il primo atto si compì nella cappella gentilizia di palazzo Pamphilj a piazza Navona.

La sposa, accompagnata dal fratello Benedetto e da altri dignitari fra cui il genovese Rodolfo Sale-Brignole, partì poi alla volta di Livorno dove era ad attenderla Andrea per condurla a Genova con una scorta di quattro galere. I due giovani vennero accolti il 7 novembre nel capoluogo ligure presso il ponte Reale con grandi ovazioni di giubilo. Anna fu portata a palazzo Fassolo su una splendida carrozza dorata con a fianco il principe Andrea a cavallo. I resoconti del tempo sono prodighi di particolari. Si sa come fosse vestita Anna in ogni dettaglio (“…il gipone di tela d’oro spolinato di verde serrava la persona con alamari d’oro bellissimi”) e si conosce anche la sua acconciatura “trattenuta da fili di perle a nodi”.

I festeggiamenti che si protrassero per tutto il mese di novembre, costarono 200.000 lire genovesi e non c’è da meravigliarsi, considerando gli intrattenimenti e le veglie con centinaia di invitati cui vennero servite pietanze ricercate e raffinate presentate su preziosi vasellami, tra scenografie bizzarre e stupefacenti, ricche di invenzioni ed emozioni. Il gran ballo nuziale del 24 novembre superò ogni immaginazione. Per contenere le duecento dame e il folto stuolo di cavalieri, venne appositamente allestito un “padiglione effimero” progettato dall’architetto e ingegnere militare Ansaldo De Mari. Per la sistemazione del pubblico chiamato a godere lo spettacolo si costruì una grande “barraca”.

Le cerimonie  si conclusero il 29 novembre, per la festa di sant’Andrea, con un sontuoso banchetto nella Galleria Aurea. Di grande effetto le sculture in zucchero (“trionfi”) come avveniva a Roma coi papi nelle ricorrenze più importanti. Il menù, per quanto si fosse alla fine di novembre, proponeva verdure fuori stagione come carciofi, piselli e cavolfiori di contorno ad abbondante cacciagione proveniente dai feudi di Torriglia e Gremiasco. Da ultimo, carrellate di canditi presentate in varie composizioni. La festa si concluse alle sei di notte con una veglia allietata tra l’altro dalla voce di “un’amabile donzella”.

Per l’occasione venne eseguita una Cantata di Alessandro Stradella  (Nepi1639-Genova 1682) a tre, per due soprani, basso e continuo dal titolo “L’avviso al Tebro giunto”, commissionata al musicista di Nepi dal marchese genovese Rodolfo Brignole-Sale, uomo di vasta cultura amante della musica e della poesia, mecenate del teatro Falcone, tanto che il suo palazzo di Genova era un cenacolo di raffinata eleganza.

La partitura, seppur condizionata da un testo poetico e circoscritto all’evento nuziale, risultò di intensa musicalità e straordinaria vivacità. E’ strutturata in due arie e tre trii, preceduti dai rispettivi recitativi: La Cantata inizia con un “Lamento” per la partenza della principessa e per la perdita che Roma ne subirà e le due Ninfe accompagnano questa mestizia, sottolineandola con preziosismi vocali. Poi esplodono il gaudio e la gioia per gli sposi cui vengono augurarti letizia e ricchezza. Ebbe una favorevole accoglienza a palazzo come confermato, dopo le nozze, dall’ambasciatore genovese Luca Durazzo. La Cantata venne eseguita nella chiesa abbaziale di San Martino al Cimino al “Festival Barocco” di Viterbo del 2005. 

Nella foto, Anna Pamphili in un ritratto di Jacobp Ferdinand Voet

 

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

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