Tuscia in Pillole. “Benvenuti a borgo”

di Vincenzo Ceniti*

Calcata

Il titolo lo prendiamo a prestito da un progetto elaborato da Simonetta Badini, esperta di comunicazione sostenibile per lo sviluppo territoriale ed imprenditrice di Viterbo, con cui intende favorire a livello nazionale una migliore conoscenza dei piccoli borghi e sostenere il loro inserimento nel più ampio scenario  dell’offerta turistica italiana.

“Il paese che muore” (Civita di Bagnoregio), “Il borgo sospeso” (Vitorchiano), “Borgo di sopra e borgo di sotto” (Ronciglione), “Il paese delle fiabe” (Roccalvecce), “Il borgo fantasma” (Celleno). Sono alcuni dei tanti borghi della Tuscia viterbese entrati a furor di turisti nell’agenda dei programmi di viaggio. Gli slogan che parte di loro si sono dati mirano ad una maggiore visibilità, ma non ci sarebbe bisogno. Basta guardarli in faccia o da lontano, appollaiati come sono su rupi tufacee tra forre scavate da torrenti, per capire che siamo di fronte a realtà inedite e oggi ambite.

Le loro case, innestate sulla roccia da cui aspirano storia e vigore, diffondono odori inattesi a ridosso di vicoli e piazzette su un vociare di dialetti gradevoli all’ascolto. Capita a Bagnaia, i cui abitanti di “dentro”  covano nella memoria gli echi di un tempo, quando i loro nonni dicevano  “Commà rimettete eppitale che passa edduca (tradotto: comare, togliete il pitale dalla finestra poiché passa il duca). Per molto tempo in quel borgo era diffusa la sana abitudine di gettare il contenuto dei vasi da notte dal davanzale. E capita a Ronciglione dove un vecchio adagio sentenzia “A ciccia sopra l’osso fa bella chi nun è”.Come dire, una donna in carne è sempre bella.

Le cantine di Canepina (borgo tra i monti Cimini), danno prestigio, da parte loro,  a quel groviglio di grotte di lapillo vulcanico che hanno trasformato in groviera il masso tufaceo su cui s’apposta il centro storico. Vengono spesso utilizzate come ritrovi per degustazioni di “maccaroni” e “ceciliani” le specialità del posto. Tavole imbandite anche nelle cantine di altri paesi, come Orte e Soriano nel Cimino decani di queste sane abitudini di fare mensa.

Calcata, per come si regge in bilico ed in equilibrio sullo sperone roccioso, sa di miracolo e non ha l’eguale al mondo. Se ne è accorto quel manipolo di artisti che da decenni ci ha fatto tana in atelier e cenacoli. A Natale, Bassano in Teverina e Corchiano (ma non solo) non devono fare molto per trasformare i rispettivi borghi in presepio.

Dunque una Tuscia di rupi, da dove emergono rocche e castelli che garantiscono  sguardi indisturbati fino alle piane della Maremma e il Tirreno, da una parte, o agli spigoli degli Appennini. dall’altra. E’ il caso di Soriano nel Cimino con case e casupole aggrappate con le unghie alle pietre ferrigne del castello Orsini legato alla figura del papa Nicolò III.

Per vedute d’autore occorre imitare un altro Orsini, Pier Francesco detto Vicino, singolare “Signore”  del Cinquecento, ed affacciarsi dalla finestra del suo palazzo baronale di Bomarzo da dove si intravedono tra la vegetazione le incredibili sculture del “Bosco sacro” (per i turisti “Parco dei Mostri”). Il belvedere del castello Monaldeschi di Bolsena si guadagna l’asterisco con la visione solare del  lago-vulcano di Bolsena.

Se seguiamo le orme dei Farnese, nobile casato della Tuscia, ci troviamo irretiti dai borghi di  Caprarola, Carbognano, Capodimonte,  Valentano, Latera, Cacino, Vasanello e  Gradoli dove aleggiano nell’aria il volto austero e bonario di Paolo III e quello indefinito di Giulia la “bella”. Un altro papa  di rango, Urbano V, si fa vedere e sentire nella Rocca dei Papi di Montefiascone al culmine di un grumo di case inebriato di Est! Est!! Est!!!

Sutri, che vanta il titolo di primo nucleo del Patrimonio di San Pietro in Tuscia, ostenta  un borgo studiato per il turismo lento, a meno di un’ora da Roma, tra i boschi dei Cimini e vaste distese di noccioleti, lungo il cammino della via Francigena. Buen retiro di non pochi personaggi dello spettacolo e della cultura. Per alcuni anni Vittorio Sgarbi si è occupato del posto come sindaco del paese.

Buen retiro anche a Vallerano per Corrado Alvaro (dove è sepolto con la moglie e il figlio) che vi ha trascorso lunghi soggiorni a tu per tu con paesani umili, sapienti e ispiratori di scritti e pensieri.. Una presenza glamour anche quella di Haendel a Vignanello, borgo grigiastro abbarbicato al castello-palazzo Ruspoli, tra vigne e castagneti, che custodisce un giardino rinascimentale con tanto di principessa in carne e ossa.

Il borgo di San Lorenzo Nuovo è il più regale di tutti poiché sa di Danimarca. Venne edificato di sana pianta alle fine del Settecento su un originale progetto degli architetti pontifici Dori e Navone che fecero copia-incolla dell’Amalienborg di Copenaghen. Uno spazio centrale ottagonale da cui si dipartono strade diritte e larghe che si incrociano tra loro.    

Chiudiamo con la regina dei borghi, Civita di  Bagnoregio collegata al mondo da un ponte sospeso su calanchi argillosi che evoca due Bonaventura: il Santo (dottore della Chiesa), che vi nacque molti secoli fa in una casetta oggi crollata e lo scrittore-germanista Tecchi. Si deve a lui la ricostruzione di quel ponte dopo i danni della guerra. Si deve ad entrambi quella improvvisa e sorprendente notorietà di Civita che fa il paio con la voglia di piccolo e di “lento” di cui si parla sempre di più

Simonetta Badini, col suo “Benvenuti a borgo”, si pone al loro fianco.

Nella foto, il borgo di Calcata arroccato su una rupe tufacea

 

L’autore*  

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

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