Tuscia in pillole. Giuseppe

di Vincenzo Ceniti*

San Giuseppe-TIP

“San Giuseppe frittellaro, tanto bono e tanto caro, tu che sei così potente da aiutà la pòra gente, tutti pieni de speranza te spedimo quest’istanza. Fa sparì da su ‘sta tera chi desidera la guera; fa venì l’era beata che la gente affratellata da la pace e dal lavoro nun se scannino tra loro”.

E’ la prima strofa di una lunga filastrocca scritta intorno al 1950 dall’attore romano e poeta dialettale Checcho Durante che interpretò al cinema e al teatro molti personaggi semplici e bonari. Un autentico distillato di saggezza popolare. 

Nella Tuscia Viterbese San Giuseppe ha però poco ascolto. In provincia nessun paese lo ha eletto a patrono. Un suo sbiadito ricordo risuona tuttavia il 19 marzo, giorno della ricorrenza, nella frazione le Mosse di Montefiascone, a Pescia Romana (Montalto di Castro), Civita Castellana e Monterazzano (presso Viterbo), dove è titolare delle rispettive chiese.

A Viterbo gli è intestata la Congregazione dei Giuseppini cui fanno riferimento la storica Biblioteca di San Giuseppe e le chiese del Murialdo, di San Pietro e di Santa Maria delle Farine. Una tela di Pietro Vanni (XIX sec.) lo ritrae sul letto di morte (Transito di san Giuseppe) nella chiesa di San Giovanni a Bagnaia.

Decisamente poco per un santo che fa parte del “Trio divino” e a cui sono rivolti i nostri ricordi giovanili del presepio che lo vedono inginocchiato nella stalla col bastone  davanti alla mangiatoia. Sappiamo che San Giuseppe discende dalla stirpe di David e che viene indicato come il padre putativo di Gesù. Gli evangelisti Matteo e Luca, i soli a citarlo, ci tramandano notizie scarse e frammentarie. Lo vediamo presente in alcuni momenti: censimento, nascita di Gesù, circoncisione, presentazione al Tempio e fuga in Egitto. Episodi peraltro immortalati in opere d’arte di ogni epoca.

Nulla si sa del suo rapporto con il Figlio, ma sappiamo che non ha assistito (in quanto già morto) alla vita pubblica di Gesù, né tanto meno alla sua Passione. Viene ricordato come l’uomo dal cuore giusto, vissuto sempre all’ombra del Figlio e della Madre, componente essenziale della Sacra Famiglia additata come simbolo di unione e di amore. E’ un uomo esemplare che ripone in Dio una totale fiducia, è l’uomo della fede e dell’obbedienza. E’ il patrono della Chiesa universale.

Protegge i carpentieri, i lavoratori (lo festeggiano il 1° maggio), i moribondi, gli economi e i procuratori legali. L’iconografia più frequente lo vede con in braccio il Bambino Gesù e nella mano il bastone con il fiore del giglio. A Viterbo la sua immagine più preziosa è nell’affresco quattrocentesco di Lorenzo da Viterbo con lo Sposalizio della Vergine. E’ invocato in tutte le situazioni disperate e per una buona morte.

Lo ricordiamo anche per le frittelle di riso di cui già percepiamo i profumi e che troviamo, in vista della sua festa il 19 marzo, nelle pasticcerie e sui fornelli di mamme e nonne. Ecco come le fanno a Viterbo.  

Ingredienti 

½ kg di riso per risotti

½ litro di latte

3 uova

3 buste di uvetta sultanina

2 bustine di pinoli

1 cubetto di lievito di birra

zucchero, farina, limone grattugiato, sale, cannella, rhum.

Preparazione

Mettere a cuocere il riso con acqua, latte, sale e zucchero. Preparare a parte la pasta con il lievito di birra e un po’ di farina. Fare lievitare l’impasto per un’ora. Scolare il riso a metà cottura, farlo raffreddare e unirlo alla pasta. Condire il tutto con uvetta sultanina, pinoli, uova, limone grattugiato, sale, cannella e tre cucchiai di rhum. Quindi con un cucchiaio modellare le frittelle e metterle a friggere in una padella ricolma di olio di semi. Depositare le frittelle in un recipiente e spolverare con zucchero e cannella.

 

Nella foto, San Giuseppe nell’affresco dello Sposalizio della Vergine custodito nella chiesa di Santa Maria della Verità a Viterbo

 

L’autore*  

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

 

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