Tuscia in pillole. I mille volti di Rosa

di Vincenzo Ceniti*

Santa Rosa Anonimo

Torniamo su Santa Rosa da Viterbo alla vigilia del  tradizionale  trasporto della “Macchina di Santa Rosa” (3 settembre, nuovo modello 2024-2028),  tra l’altro insignita del titolo Unesco. E’ sempre sorprendente il dossier iconografico della Santa viterbese con diverse opere di artisti soprattutto di origine spagnola (XVII-XVIII sec.)  fra cui il dipinto di Bartolomé Esteban Murillo (al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid) raffigurante La Vergine e i Santi appaiono a Santa Rosa da Viterbo  Dello stesso autore  di Siviglia, la tela che presenta la Santa con la croce nella mano destra e due rose in quella sinistra (al Worcester Art Museum, USA). Inoltre, la grande tela di Juan Antonio de Frìas y Escalante al Prado di Madrid (Ultima Comunione di Santa Rosa da Viterbo); quella, altrettanto grande, di Sebastiano Gòmez al museo di Belle Arti di Salamanca (Apparizione di Santa Rosa da Viterbo,) e il dipinto raffigurante il Miracolo della gallina di Gregorio Vàsquez de Arce y Ceballos  alla Pinacoteca dei Padri Gesuiti di Bogotà in Colombia.

In Italia, Macrino d’Alba (XV-XVI secolo) la raffigura con un fascio di rose nel quadro custodito nella Galleria Sabauda di Torino. Albertino Piazza (XVI sec.) la presenta con il grembiale di rose (Accademia Carrara di Bergamo). Benozzo Gozzoli (XV secolo) la ritrae nel grande affresco della Chiesa-Museo di Montefalco, presso Perugia.

Nella  chiesa di Santa Maria in Aracoeli di Roma si apre una cappella dedicata alla Santa (raffinato il tondo con la Gloria di Santa Rosa). Sempre a Roma la riconosciamo nei dipinti seicenteschi della basilica dei SS. Cosma e Damiano insieme a santa Rosalia da Palermo. L’immagine della Santa viterbese è presente anche nella  Basilica di San Francesco ad Assisi.

E veniamo al Viterbese. Nella chiesa del Giglio a Bolsena, una tela raffigura la Santa con due angeli che stanno per incoronarla. In quella di San Bernardino ad Orte un dipinto mette al centro Rosa con l’abito francescano che sale verso l’alto aiutata dagli angeli. Di estrema semplicità l’ovale in affresco attribuito a Francesco Villamena (XVI-XVII sec.) nella chiesa di San Francesco a Vetralla. Ancora Rosa negli affreschi quattrocenteschi di Giovanni e Antonio Sparapane che decorano una cappella della chiesa semidiruta di San Francesco a Tuscania.

A Viterbo la sua immagine più antica, in senso assoluto, è uno schizzo sbiadito disegnato sul retro del foglio membranaceo riproducente  un frammento della “Vita prima” (1280). Il ciclo di affreschi che Benozzo Bozzoli dedicò agli episodi più significativi della vita della Santa nella chiesetta di Santa Maria delle Damianite sono andati purtroppo distrutti nel 1632. Ne restano però alcuni disegni, seppur di modesta fattura, provvidenzialmente commissionati a Francesco Sabatini di Orvieto (prima della distruzione degli originali) tuttora conservati nel Museo Civico.

Tre bozzetti in miniatura (detti di Benozzo Gozzoli), dipinti su piccole lastrine di marmo, rappresentanti le scene di tre affreschi, si conservano  presso il monastero delle Clarisse, mentre due disegni autografi dello stesso Gozzoli si trovano, rispettivamente al British Museum di Londra e nel Gabinetto dei disegni e delle stampe di Dresda. Di buona fattura la figura della Santa nel polittico di Francesco di Antonio Zacchi da Viterbo detto il Balletta (datato 1441) che si ammira nel Santuario.

Del viterbese Antonangelo Bonifazi ci resta una bella tela seicentesca della Madonna del Carmine e santi (fra cui Rosa) custodita nel Santuario della Quercia  che propone anche la Santa in una delle tante tavolette votive riunite in un piccolo antiquarium cui si accede dalla navata sinistra. Nella chiesa di San Pellegrino si trova un affresco seicentesco con  Rosa e Giacinta Marescotti ai piedi del Crocifisso. La Cassa di Risparmio di Viterbo custodisce un bozzetto della tela (andata distrutta) che Marco Benefial dipinse nel 1727 sul miracolo del fuoco avvenuto a Vitorchiano.

Sempre a Viterbo, nella cappella palatina di palazzo dei  Priori, un affresco settecentesco vede Rosa tra i santi locali. Il miracolo delle rose è raffigurato in affresco nella volta del parlatorio del monastero delle Clarisse (probabile opera settecentesca di Domenico Corvi). Una Predicazione di santa Rosa di anonimo è nella chiesa di Santa Maria in Poggio.

Di ingenua tenerezza il volto della Santa in una tela, di autore ignoto, al Museo del Colle del Duomo. Il dipinto più emblematico e più caro ai Viterbesi, resta comunque quello ottocentesco di Francesco Podesti di Ancona (1800-1895) che troneggia sull’altare maggiore del Santuario: Apoteosi di Santa Rosa.

 

Nella foto, Santa Rosa di Anonimo (Viterbo, Museo del Colle del Duomo)

 

L’autore*  

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

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