Tuscia in Pillole. La loggia dei Papi di Viterbo a Donnafugata

di Vincenzo Ceniti*

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Spiccicato alla loggia del palazzo dei Papi di Viterbo: quelli di Donnafugata ne hanno fatto copia-incolla per il loggiato del loro castello alle porte di Ragusa. Le due foto  parlano chiaro. Sulla loggia di Viterbo c’è poco da dire: dal XIII secolo è la cartolina simbolo della città. Per quella ragusana dobbiamo invece ricorrere a internet e ai responsabili del castello che dagli anni Ottanta è  proprietà del comune di Ragusa.

L’antico maniero siciliano viene del Trecento, ma le prime notizie certe sono della metà del Seicento, quando il barone Vincenzo Arezzo-La Rocca  ne fece una masseria fortificata. Quello che vediamo oggi è opera ottocentesca in stile neo-gotico completata da uno dei discendenti, tale Corrado Arezzo, anch’egli barone, che lo abbellì con il loggiato,  il giardino e il labirinto.

Ne abbiamo parlato con l’arch. Giuseppe Iacono, direttore del Museo del Costume all’interno del castello, che ci ha messo a conoscenza di alcuni particolari. “Non fu il barone  a volere la loggia chiaramente ispirata a quella di Viterbo, ma  il visconte Gaetano Combes de Lestrade, marito della nipote del barone Corrado, la  baronessa Clementina Paternò Arezzo, cui si attribuisce anche il Giardino alla francese  e il parterre.

Inizialmente sulla facciata del castello dominava una immensa trifora gotica che occupava il primo e il secondo piano.  Nei primi anni del Novecento la grande trifora ebbe segni di cedimento, per cui si pensò di rivedere l’assetto generale della facciata e fu inserita la loggia che vediamo oggi e che riproduce quella di Viterbo. La scelta avvenne dopo aver visionato schizzi e incisioni di diverse logge. I lavori vennero completati intorno al 1928”.                                                                                                                         

Va ricordato, come ha ulteriormente chiarito il direttore Iacono, che dopo l’Unità d’Italia il gusto neo-gotico trovò in Sicilia una vivace diffusione, intrecciandosi con alcune linee decorative dell‘art nouveau. “Il barone Corrado e la figlia si sono adoperati per il grande rifacimento architettonico che trasformò la villa nell’edificio attuale”.

La loggia “viterbese” di Donnafugata può essere l’occasione per una visita al castello che ospita il Museo del Costume (allestito dalla stesso arch. Giuseppe  Iacono) con la collezione appartenuta alla famiglia Gabriele Arezzo Trifiletti: (XVIII-XX sec.) composta da abiti completi, indumenti, numerosi accessori (scarpe, cappelli) e oggettistica di vario tipo, tra cui una singolare sedia-parto.

Da fotografare a Ragusa (una quindicina di chilometri dal castello) i magnifici edifici barocchi e da visitare la chiesa del Purgatorio (sopravvissuta al terremoto dl 1693), il Duomo di San Giorgio, il Palazzo della Cancelleria e  la bottega dei carretti siciliani. E’d’obbligo un brindisi con il celebre “bianco Donnafugata” dopo aver gustato magari la “Scaccia ragusana”.

Nella foto cover di Fabrizio Ardito la loggia del palazzo dei Papi di Viterbo,  a confronto con quella del castello di Donnafugata

Donna Fugata

palazzo papale

 

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

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