Se non fosse stato per Giovanna Ottavianelli che recentemente ne ha riesumato la memoria con una accurata monografia della collana History di Antiqua Res, Marco Salvio Otone, per gli amici Otho, sarebbe ancora nella penombra della storia.
Nacque a Roma il 28 aprile del 32 d.C.. La sua bisnonna paterna, Titia, veniva dalla nobile famiglia dei Salvi di Ferento (9 km da Viterbo), di buon lignaggio etrusco, che si trasferì a Roma in cerca di migliori fortune.
Da ragazzo era uno scavezzacollo, perfino spregiudicato, tanto che il padre lo puniva severamente, anche a frustate (a quei tempi si poteva), senza però grandi risultati. Strada facendo, divenne un tombeur de femmes titolo che onorava sia con le più giovani, che con le matrone, malgrado qualche vizietto sulle sue inclinazioni sexy “si depilava il corpo, indossava una parrucca ed ammorbidiva la pelle del volto con frizioni di mollica di pane inumidita per contrastare la crescita della barba”.
Fisicamente non era un granché: basso, gambe storte, mezzo pelato e piedi piatti. In ogni caso astuto e arrivista, tanto da accattivarsi le simpatie dell’imperatore Nerone con il quale condivideva gli stessi gusti e per qualche tempo anche la bella Poppea. Particolate che gli costò l’allontanamento nella lontana provincia romana di Lusitania, dove resterà dieci anni dal 58 al 68, l’anno del suicidio di Nerone.
Col successore Galba, anziano e senza figli, fece di tutto per farsi adottare e spianarsi, così, la strada al trono di imperatore. Ma dovette vedersela con il suo concorrente Pisone. Alla fine, con le buone e con le coltellate, dopo un colpo di Stato ben riuscito, divenne imperatore nel gennaio del 69 d.C. assumendo anche il titolo di Pontifex Maximus, vertice religioso dello Stato Romano.
Le cronache raccontano che governò con responsabilità e dignità ottenendo unanimi consensi soprattutto nelle province orientali e africane. Nella sciagurata guerra civile contro Vitellio germanico che gli contendeva il titolo di imperatore, Otone avrà la peggio. Per non sacrificare ulteriormente le sue truppe, decise di uscire di scena con onore e dopo la disastrosa battaglia di Brescello, si uccise: era il 6 aprile del 69 d.C. Prima di suicidarsi fece un accorato discorso ai suoi soldati con cui spiegava le ragioni del fatale gesto. Come da sue volontà venne sepolto in una tomba modesta, dopo appena tre mesi di regno.
“La sua morte – è stato scritto – fu tanto lodata quanto la sua vita criticata; infatti se non visse meglio di Nerone, morì in modo più nobile”. Episodi, personaggi e intrighi sono così lontani nel tempo che non siamo in condizione di dare giudizi. Parafrasando Tacito possiamo solo dire che voleva porre fine alla guerra civile per le tante vittime che aveva provocato. Fu così amato dalle sue truppe, che molti dei suoi soldati, dopo averlo sepolto, si tolsero la vita. Ma il suo sacrificio si rivelò vano, dato che il principato di Vitellio fu nuovamente scosso dalla rivolta del governatore della Giudea, Tito Flavio Vespasiano a conclusione di un anno di esasperati stravolgimenti politici con ben quattro imperatori: Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano.
La tragedia di Otone è stata presa a soggetto da drammaturghi e musicisti. Nel 1664 Pierre Corneille lo rappresenta nella tragedia francese Othon come il monarca ideale, il cui passato è stato una conseguenza della depravazione di Nerone, e lo abbellisce per paragonarlo al giovane re di Francia della sua epoca, Luigi XIV.
Antonio Vivaldi nel 1713 lo “racconta” in un dramma musicale dal titolo “Otone in villa”. L’opera è considerata il primo lavoro teatrale del Prete Rosso. Claudio Monteverdi lo inserisce nell’Incoronazione di Poppea del 1642 ed Haendel nell’Agrippina del 1709. Otone è presente inoltre nel film muto Nero (1922) per la regia di J. Gordon Edwards (Otone interpretato da Enzo De Felice) e nel poema epico medievale inglese Siege of Jerusalem.
Otone entra anche in un lavoro musicale del maestro Luigi De Filippi, direttore artistico del “Giardino Segreto” di Opera Extravaganza di Vetralla gestito dall’artista finlandese Susanna Ohtonen (che sia una discendente di Otho?). Negli appunti di scena leggiamo “Otone, il destino di un imperatore”. Melologo per attore, due cantanti, vocalisti ed ensemble, su libretto di Monica Sanfilippo. Personaggi: Marco Salvio Otone, attore; Nerone attore/cantante; Poppea attrice/cantante; Coro di 5 voci (sopr I, sopr. II, contralto, tenore, basso) e Ensemble (flauti, sassofono, arpa, percussioni, violino e contrabbasso). Il Melologo verrà rappresentato in anteprima la prossima estate nell’anfiteatro-salotto del “Giardino Segreto” di Vetralla (cell. 346.7474907).
L’autore*
Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.