Tuscia in Pillole… Sparse

di Vincenzo Ceniti*

Bassano in Teverina

Viterbo, Sala Regia affreschi rifatti 
Gli affreschi della Sala Regia di palazzo dei Priori a Viterbo su episodi e personaggi in parte ispirati al mondo degli etruschi, vennero realizzati alla fine del Cinquecento da un gruppo di artisti guidati dal pittore bolognese Baldassarre Croce. Pochi sanno che un secolo prima, intorno al 1486, la Sala fu dipinta da tale Lorenzo Piavre Romano con la rappresentazione delle otto fatiche di Ercole, la leggenda della Bella Galiana “con quel famoso porcho che amazò tanti valentuomini”, la storia del primo conclave della storia della Chiesa nel palazzo dei Papi e il dono del Gonfalone fatto alla città da un Rettore del Patrimonio. Le pitture non ebbero però il consenso dei viterbesi tanto che vennero rimosse e sostituite da quelle attuali di Croce, artista ben più quotato del primo, peraltro allievo del Carracci. Lo leggo nel giornale “Numero unico Ricordo” pubblicato in occasione della inaugurazione della ferrovia Roma-Viterbo del 29 aprile 1894.

Torre a matriosca 
E’ l’unica al mondo a inglobare nel suo interno un campanile a mo’ di matriosca. La torre di Bassano in Tevrerina, a presidio di un borgo della Tuscia viterbese in bilico tra Lazio e Umbria, presenta questa particolare caratteristica da secoli, da quando il card. Cristoforo Madruzzo nel XVI sec. per motivi di difesa fece consolidare il campanile della chiesa di Santa Maria dei Lumi con una torre esterna. Se  ne sapeva poco fino agli anni Settanta del secolo scorso, quando durante  alcuni lavori si prese atto di questa doppia struttura. La torre di base quadrata, è alta 25 metri e accoglie un orologio il cui quadrante è costruito in maioliche settecentesche. Il campanile interno, separato da una intercapedine di una settantina di centimetri, è costruito in pietra locale.

Gli “scotolatori” 
Nei secoli andati Viterbo vantava una qualificata produzione di canapa e lino le cui coltivazioni erano estese soprattutto nel versante occidentale della città. Il lino, di altissima qualità, al pari di quello pregiatissimo di Napoli,  alimentava un commercio molto redditizio. Venivano da ogni parte d’Italia per acquistarne cospicui quantitativi. La coltivazione della canapa è stata attiva a Viterbo fino agli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento, prima di essere declassata dai prodotti sintetici. Una categoria di artigiani addetti a lavorare la canapa era quella degli “scotolatori” (la scotola era un coltellaccio di grandi dimensioni) che avevano il delicato compito di separare il fusto dall’anima fibrosa delle piante. Il lavoro di questi abilissimi artigiani era talmente prezioso ed utile (Viterbo ha dedicato loro una piazza nel quartiere di Pianoscarano) che le autorità del tempo autorizzavano la lavorazione notturna anche all’interno della città, normalmente vietata per evitare gli incendi.

Madonna della Folgore
E’ una delle ultime venerate nella Tuscia viterbese cui è dedicata una piccola cappella nel bosco delle Valli poco fuori l’abitato di Cura di Vetralla, lungo la strada per Blera. Nel 1955 vi venne allestito uno dei primi campi estivi dell’VIII  Reggimento dei Lancieri di Montebello a Roma cui ne seguirono altri negli anni successivi. Un maresciallo di allora sistemò una immagine della Madonna sul tronco di un cerro, intorno a cui la sera i militari si riunivano per chiacchierare e brindare.  Quell’immagine col tempo divenne un riferimento per viandanti e pastori della zona. In seguito ad un improvviso temporale estivo, alcuni militari si  ripararono sotto le fronde di un cerro  che fu colpito da un potente fulmine, per fortuna senza vittime. La Madonna aveva compiuto il miracolo e così venne edificata un’edicola  poi trasformata nel 1966 in chiesetta campestre, che prese il nome di Madonna della Folgore.

Sorpresa a Gemona nel Friuli
Nel refettorio del monastero delle suore francescane missionarie del Sacro Cuore di Gemona nel Friuli si trovano  le immagini di santa Rosa di Viterbo, di santa Giacinta Marescotti (è scritto Mariscotti) e di san Bonaventura, tutti e tre originari della Tuscia viterbese,  che insieme ad altre decorano gli stalli lignei neogotici ricostruiti dopo il terremoto del 1976. In particolare il volto di Rosa è molto simile a quello della giovinetta raffigurato nella tela settecentesca di anonimo custodita nel Museo del Colle del Duomo di Viterbo. 

Immagine di santa Rosa a Gemona
Immagine di santa Rosa a Gemona

Nella foto cover, l’interno della torre di Bassano in Teverina

 

L’autore*  

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

 

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI