Tvt, la televisione erede di Televiterbo, emittente del capoluogo della Tuscia.Una storia che merita di non essere dimenticata

di Antonello Carvigiani*

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Venticinque anni fa, nel 1999, finiva l’esperienza di Tvt, la televisione erede di Televiterbo, la storica emittente del capoluogo della Tuscia, nata nel 1976.

In quell’anno, avvenne, infatti, la cessione delle principali frequenze – i canali 22 e 55 –  a Telelazio, la televisione di Latina, acquistata da Reteblu – società legata  alla Conferenza episcopale italiana – che perseguiva il progetto di creare un’autorevole Tv regionale di ispirazione cristiana.

Era l’ultimo atto di una lunga storia, durante la quale l’informazione televisiva dell’emittente aveva costituito, per tanti anni, un’importante voce libera della provincia, accanto alle edizioni locali di testate storiche, Il Messaggero e Il Tempo, alle quali, dal giugno del 1989, si era aggiunto Il Corriere di Viterbo.

Sebbene, infatti, per molti viterbesi Tvt fosse soprattutto il canale dove vedere in diretta, ogni 3 settembre, il trasporto della macchina di santa Rosa, un servizio fondamentale fornito dall’emittente all’intero territorio consisteva nel suo lavoro giornalistico.

Negli ultimi cinque anni, Tvt aveva tentato un rilancio della programmazione e, in particolare, dell’informazione. Dal 1994, alla direzione della testata giornalistica, si erano succeduti Federico Usai, Mario Cipolloni e Roberto Duri, il quale rivestiva, contemporaneamente, anche la veste di editore.

Il rilancio sarebbe dovuto passare da più consistenti introiti pubblicitari, garantiti dal lavoro del nuovo responsabile commerciale, Giorgio Tronconi, arrivato dalla storica emittente romana GBR e dal rinnovamento della redazione, nella quale – in quegli anni – avevano fatto ingresso forze nuove, Mirko Di Prospero, Alessandro Giulietti Virgulti – cronista del Tempo, arrivato in Tv come collaboratore part time della redazione sportiva – e chi scrive. Nell’ultimissima stagione arrivò anche Wanda Cherubini.

Avevano lasciato, invece, Federico Usai e Alessandra Corsi, approdata, poi, all’ufficio stampa del Comune di Viterbo.

Nella redazione del Tg, oltre, alle nuove leve, lavoravano Annamaria Lupi e Giuseppe Bracchi. In quella sportiva, Mario Cipolloni e Claudio Petricca. Da Montefiascone, assicurava la sua collaborazione, Pietro Brigliozzi, giornalista che si era dotato anche di telecamera.

Due le edizioni del Tg, alle 14.15, un quarto d’ora, e alle 20.20, mezz’ora. A quest’ultima, seguiva il notiziario sportivo. Inoltre, la redazione produceva un programma di approfondimento giornalistico settimanale, nella serata di venerdì: Labirinto. Per un periodo, venne programmata anche una rassegna stampa mattutina, alla quale la direzione affibbiò il fantasioso nome di Giornaleggiamo. Alle 14,30, era il momento di Eraldo Delle Monache, battitore libero e conduttore della seguitissima rubrica quotidiana, Il fatto del giorno.

Apporto fondamentale era assicurato dal reparto tecnico. Colleghi in grado di fare tutto: operatori, montatori e registi: Luca Camicia, Adriano Betti, Marco Adolini, ai quali si aggiungevano alcuni collaboratori esterni, come Riccardo Spinella e Mario Veralli. Per le riprese, si lavorava ancora con il farraginoso  tre quarti per poi passare a un più maneggevole ma qualitativamente inferiore Supervhs.

Il modello delle news di Tvt era il classico Tg istituzionale, secondo il format del Tg1. L’informazione politica in primo piano: la cronaca dell’attività dell’amministrazione comunale di Viterbo e della Provincia era sempre scrupolosa e dettagliata.

Il crollo della Prima Repubblica e l’avvento dell’era berlusconiana scompaginarono i canoni del racconto politico. Finita l’epoca democristiana, si trattava di dare conto delle novità.

Così, il Tg seguì con attenzione le trasformazioni in atto e i nuovi protagonisti saliti alla ribalta locale. Vennero seguite con attenzione le elezioni che portarono alla guida di Palazzo dei Priori, Marcello Meroi e di Palazzo Gentili, Ugo Nardini prima e Giulio Marini poi. In particolare, in occasione di quest’ultima tornata elettorale, venne organizzata una lunga diretta, con collegamenti telefonici (c’erano i primi cellulari), dalla prefettura, dai comitati elettorali e, infine, dalle piazze del centro storico per i festeggiamenti. In studio, Annamaria Lupi e una serie di ospiti. In collegamento, Mirko Di Prospero e chi scrive. A coordinare ogni aspetto e a curare la regia, Marco Adolini.

Si guardava anche ai destini dello Scudocrociato, con la spaccatura tra Ppi e Ccd. Sotto i riflettori, l’ascesa politica nel centrosinistra, di Giuseppe Fioroni e, dall’altra parte, di Rodolfo Gigli.

La nascita dei Tg Fininvest (nel 1991, su Italia 1, Studio Aperto, diretto da Emilio Fede; nel 1992, il Tg5 di Enrico Mentana), imposero nuovi moduli e un innovativo lessico giornalistico: meno politica, più cronaca, con una visione editoriale “dalla parte della gente”.

Si trattò di una rivoluzione che influenzò il modo di fare informazione televisiva, ad ogni livello. Tvt cercò di adeguarsi a questa innovazione. Entrarono nel sommario più fatti di cronaca, sebbene non fosse semplice coprire l’intera provincia, a causa dell’esiguità della redazione e degli scarsi mezzi a disposizione. In un territorio tranquillo, con pochi fatti di cronaca, furono seguiti quelli più eclatanti, come, ad esempio, l’uccisione, di un ragazzo, colpito a morte, fuori da una discoteca al Poggino,  e il successivo processo.

Oppure, la prima rimozione prefettizia di un sindaco di un paese della provincia, Tessennano, con un provvedimento che fece molto discutere. Tuttavia, spesso, anche il racconto di avvenimenti minuti e marginali, come il tentativo di rapina al dissetatoio sulla strada martana, non venne trascurato.

Più semplice, fu realizzare pezzi di servizio e di denuncia delle inefficienze su temi di interesse generale come scuola, sanità, viabilità, fisco e, soprattutto, sondare gli umori della gente comune secondo il modulo della vox populi, che si stava imponendo anche nei grandi telegiornali. All’interno, dei tg furono inserite anche mini inchieste sulla vita, i problemi e le opportunità dei quartieri e delle frazioni viterbesi. Un esperimento di coinvolgimento popolare, a Bagnaia, dove l’assessore Antonio Mercanti accettò un interessante botta e risposta con la popolazione, ripreso dalla telecamera.

Grande attenzione venne data all’economia, con il racconto della crisi del territorio. Tra i temi, la riconversione della centrale di Montalto di Castro che, in quegli anni, infiammava il dibattito pubblico. Fece scalpore una nostra intervista ad Achille Occhetto, allora segretario del Pds, a Viterbo per un incontro elettorale, che – rispondendo a una nostra precisa domanda – sembrò privilegiare le ragioni dell’ambiente su quelle dei lavoratori. Anticipo di un dissidio che avrebbe segnato gli anni successivi.

A distinguersi, nel sollecitare una svolta nella politica economica del territorio fu, in quegli anni, l’attivismo della CGIL, guidata dal segretario provinciale, Antonio Filippi, e da quello della Fiom, Gemini Ciancolini, che organizzarono una serie di manifestazioni che seguimmo con grande interesse. Dalle marce sull’Aurelia, sempre per il nodo centrale di Montalto, alle iniziative per sollecitare un maggiore impegno politico per lo sviluppo, come, ad esempio, il muro di cartone  costruito sulla Cassia nord e poi sfondato simbolicamente.

Tvt era affiliata, in quel periodo, al primo embrione di network cattolico italiano e mandava in onda il Tg Ecclesia, ricevuto via satellite e diffuso sul territorio da una serie di emittenti locali. Nel Tg locale, poi, ampio spazio trovavano le iniziative della Diocesi di Viterbo, con i vescovi Fiorino Tagliaferri, prima,  e Lorenzo Chiarinelli, poi.

Per completare il quadro: direttore dei programmi, era Renato Petroselli. Quindi, arrivò, come direttore artistico, Franco Pagliaccia. In segreteria, Serenella Capocecera. All’emissione, Donatella Quintiliani, Pietro Marconi, Roberta Bernabucci. La provincia era ben illuminata dal segnale televisivo: Tvt trasmetteva sul canale 27  da Campagnano, sul 41 da Civitavecchia, sul 22 da Poggio Nibbio e sul 55 dall’Amiata.

In quell’ultima tranche di storia, la sede di Tvt migrò due volte. Da quella storica, in via Garbini, ospitata in un appartamento sopra la Cantina sociale, venne trasferita in un capannone, nella zona industriale del Poggino. Da qui, un altro spostamento in un diverso capannone, a poche centinaia di metri, sempre nella stessa area.

I trasferimenti furono il segno di un progressivo deteriorarsi delle condizioni economiche, preludio della cessione delle frequenze e della dismissione dell’emittente, avvenuta nel silenzio della politica, della società civile e dei giornali locali. Eppure, la Tv rivestiva ancora una forte rilevanza: non era, infatti, l’epoca dei social e del declino dei media tradizionali.

La storia del Tg di Tvt è stata lunga e significativa per il contributo informativo e culturale offerto al territorio. Una storia che merita di non essere dimenticata ma, anzi, approfondita e studiata anche con l’ausilio scientifico dell’Università della Tuscia. Questo è un primo contributo per la ricostruzione storica della sua attività.

 

Swam, tra i programmi cult di allora

Leonardo De Angeli è stato un dj che ha vissuto appieno i quaranta anni di “rivoluzione” delle emittenti locali viterbesi, è stato anche il conduttore di Swam, un programma seguitissimo, andato in onda su Tvt dall’84 all’87, ripreso poi da quella Radio Deejay fondata da Claudio Cecchetto. ”Le reti locali sono state una grande ricchezza anche per le tv nazionali”. Ammette oggi con un pizzico di nostalgia.

Leonardo De Angeli con Max Pezzali
Leonardo De Angeli con Max Pezzali

 

*Giornalista e storico
carvigiani@tv2000.it

 

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