Life stories: “Una domenica al ristorante”il racconto di Maria Teresa Muratore

di Maria Teresa Muratore

Ci sono momenti semplici della vita quotidiana in cui la compagnia reciproca è capace di innescare intuizioni che squarciano il velo di ciò che definiamo banale. Sono una caratteristica espressiva dell’autrice.

Una domenica, al ristorante

È una coppia un po’ più grande di noi, almeno spero perché sono abbastanza malmessi.
Si siedono al tavolo vicino.
È una sofferenza guardarli.
Lui ordina, lei si alza per andare alla toilette, a lui portano un bel piatto di antipasti, a lei un piattino pulito. E così resterà, pulito, lui non le offre di dividere il suo, ma se lo mangia tutto, con stupida ingordigia e lenta determinazione, con metodico accanimento si infila il cibo in bocca, aiutandosi con le mani, biascicando un po’ ogni boccone, come se un po’ gliene uscisse. Fa un po’ schifo a vederlo, e forse lo fa anche a lei. A lei che evita di guardarlo, seduta un po’ di sghembo sulla sedia, come se volesse alzarsi e andare via.
Come quella coppia in quel film di Verdone, lei si chiamava Magda mi pare, lui la ignora completamente, o meglio ignora il suo malessere.
Nel frattempo a lui hanno portato il primo. Lei ha sempre il suo piattino vuoto davanti.
E lui, lui porta le mani alla bocca, ma che fa? Oddio armeggia con la sua dentiera, se la toglie per liberarla di qualche detrito che gli impedisce la corretta masticazione.
Lei mi guarda coma in cerca di aiuto. Sempre seduta di sghembo sull’angolo esterno della sedia, una gamba sul piolo l’altra giù. Si porta una mano alla fronte. Si sente forse male. No, si vergogna, o solo non vuol vedere questo spettacolo?
“Signora posso aiutarla?” da quanto è che va avanti così? Ha un dolore che la opprime? Forse ha ricevuto una brutta notizia? Voleva restare a casa col suo dolore e suo marito non ha voluto rinunciare alla sua gita fuori porta? Si sente poco bene? Si sente poco bene, voleva restare a casa col suo malessere e suo marito non ha voluto rinunciare a questa gita fuori porta?
Perché certo solo di una gita fuori porta si deve trattare, in realtà il luogo è particolare e interessantissimo, è un sito archeologico unico, ma di certo la preistoria a suo marito non interessa, lui piuttosto è un po’ preistorico nel modo di mangiare, come quei vecchi che regrediscono completamente, perdono il senso del vivere in società, gli rimangono solo gli istinti primordiali, capita ogni tanto di vederli, povere persone, in qualche casa di riposo, ricordano che il mangiare si porta alla bocca, e la forchetta è un optional, le mani vanno ugualmente bene.
Da quanto tempo è così signora? Da quanto la ignora? Da quanto vivete insieme ma ognuno per conto suo? Nella stessa casa senza parlarvi, senza sentirvi, senza vedervi?
Quanto deve essere pesante. Quanto le pesa il suo egoismo la sua indifferenza. La vedo molto stanca. Sta smettendo di combattere vero? A far finta di niente.
Noi abbiamo finito di mangiare, paghiamo il conto e andiamo via. Non so se suo marito prenderà anche il secondo e il dolce, ma sono sicura che non si accorgerà della sua sofferenza.
Vorrei sorriderle dietro la mascherina, ma non riesco, mi vergogno per aver guardato un po’ troppo, mi vergogno per aver violato la sua intimità, ha tutta la mia simpatia, anche se non se ne fa niente.
Nel rientrare a casa, la sera, dopo aver fatto un lungo giro, sorpassiamo una macchina che va a venti all’ora, mi sembra che siate voi…ah ecco, pensavo che nel viaggio di ritorno lei forse avrebbe aperto lo sportello e si sarebbe lasciata cadere fuori, ma ha resistito invece, è ancora lì.

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