Viterbo caput mundi? In un certo senso sì, almeno nel campo dell’archeologia. Anche se l’Italia tutta è forse il Paese che ha la più alta densità di siti archeologici, noti in tutto il mondo per la sua ineguagliabile storia.
Ma Repubblica (il giornale) ha voluto dedicare a Viterbo e alla sua provincia una guida del tutto particolare, dal titolo “Tuscia, regno dell’archeologia” che ne esalta le particolarità e ne sollecita la diffusione per far conoscere a un pubblico quanto più vasto possibile le bellezze di un territorio forse troppo spesso sottovalutato, ma unico nel suo genere.
Scritto da Giuseppe Cerasa, direttore delle guide archeologiche del quotidiano romano, il volume si sofferma sui musei, ma anche sui luoghi storici del territorio, unendo il tutto anche a un particolare itinerario gastronomico, che non guasta mai, per invogliare il turista a una conoscenza totale delle radici storiche di una terra che sprizza cultura da tutti i pori.
“Ci è parso importante assecondare questa iniziativa – dice Stefano Petrocchi, direttore della direzione generale dei musei del Lazio – perché consente di concentrare e di far conoscere questa regione che mette insieme la Toscana e Roma, ovverosia la civiltà etrusca, motore fondativo dell’evoluzione e del progresso, e quella romana, che a poco a poco la sostituì diventando uno sconfinato impero. Viterbo – prosegue Petrocchi – è stata il luogo centrale di questa regione e oggi raccoglie uno dei musei etruschi più importanti, come la Rocca Albornoz, stupendo monumento risalente alla fine del 1300, che raccoglie una delle più belle collezioni dell’arte di quel popolo. E questa guida ha un pregio: quello di mettere insieme musei e territorio, per formare un unicum di inestimabile valore”.
L’autore della guida Giuseppe Cerasa ha voluto sottolineare il feeling particolare con Viterbo. “E’ un territorio estremamente ricco di luoghi di grande interesse – ha esordito – e questa è la settima guida che pubblichiamo su questo territorio. I risultati sono sempre stati eccellenti e speriamo che lo siano anche stavolta. Questo volume è un servizio al territorio, una difesa delle sue origini. Ha fatto molto piacere, tra l’altro, ricevere i complimenti del presidente viterbese di Archeotuscia”.
L’importanza del libro è stata messa in risalto anche da Letizia Arancio, funzionario della Sovrintendenza, che da ben 40 anni si occupa del territorio viterbese e delle sue bellezze. “E’ un lavoro accattivante – ha detto – tenendo presente che in questa zona c’è stata una frequentazione di circa 3.000 anni. Ma quello dell’archeologia è un continuo work in progress, perché sono tutt’altro che rare nuove scoperte. Quello del Viterbese – ha poi aggiunto con un pizzico di polemica – è sicuramente un territorio più ricco e affascinante di quello toscano. Ma, chissà perché, è meno valorizzato. Forse perché – ha aggiunto con un sorriso – noi siamo un po’ meno capaci di mettere in evidenza i nostri tesori”.
La storia millenaria degli Etruschi si intreccia a eccellenze gastronomiche uniche al mondo, perché nella Tuscia meridionale, quella laziale, anche la cucina racconta l’identità di un territorio straordinario. Così nella nuova guida convivono in oltre 260 pagine racconti, interviste, itinerari e consigli del gusto. Il tutto condito con una interessante intervista iniziale a Nicola Piovani, celebre musicista originario di Corchiano.
Cerasa e i suoi collaboratori non hanno intenzione di fermarsi a questo punto. Prossimo obiettivo? La pubblicazione della guida in lingua inglese. Per far diventare Viterbo una vera e propria caput mundi.
