Unitus compie 44 anni, Ubertini “La potenziale espansione va individuata nelle università di periferia”

di Luciano Costantini

L’Università degli studi della Tuscia compie 44 anni. L’inaugurazione del corso accademico 22-23 va oltre l’avvenimento canonico almeno per due motivi: il primo formale, con il ritorno in presenza della cerimonia di apertura, dopo lo stop imposto dal Covid; il secondo sostanziale, con il messaggio neppure troppo nascosto che il rettore, Stefano Ubertini, manda urbi et orbi rispetto ad un necessario, improcrastinabile, cambio di direzione della politica universitaria a livello nazionale. Il futuro è negli atenei delle aree interne. In altre parole, la potenziale espansione va individuata nelle università di periferia piuttosto che in quelle metropolitane. Perché le prime sono oggi maggiormente in grado di supportare la crescita culturale, professionale, sociale ed economica rispetto a strutture centralizzate più costose e dispersive: “Attenzione, non chiediamo soldi, ma investimenti. Un modello? Può essere la nostra città universitaria”. Messaggio forte e chiaro di fronte ad una platea che nell’Auditorium di Santa Maria i Gradi, allinea tutte – ma proprio tutte – le autorità politiche, civili, religiose e militari di Viterbo e Provincia. Oltre ad una miriade di rettori e docenti, in rappresentanza soprattutto di atenei di piccolo e medio calibro, ma non per questo meno importanti nel panorama del Paese. Perché piccolo è bello si potrebbe dire, prendendo in prestito per una volta uno slogan di successo adattato in passato al sistema imprenditoriale italiano. Ospite d’onore della giornata di apertura l’attore, regista e sceneggiatore, Luigi Lo Cascio, interprete dello scrittore Aldo Braibanti nel film di Gianni Amelio “Il signore delle formiche”. Dalla tribuna parlano la rappresentante degli studenti e quella del personale interno, poi tocca al rettore illustrare lo stato di salute di Unitus, partendo dal presupposto che la pandemia ha aggravato la situazione generale in termini di iscrizioni e mantenimento dei livelli di presenze e, dunque, è necessario cambiare obiettivi e percorsi. “Già prima del Covid – puntualizza il Magnifico – si investiva poco, oggi in Europa investiamo meno di tutti, tranne che la Spagna. Un iscritto su tre abbandona l’università”. Unitus adesso può vantare 46 corsi di laurea, una crescita del 17% di studenti negli ultimi tre anni, un innalzamento significativo di stranieri, l’ampliamento della no tax area, un invidiabile posto nella classifica delle università italiane, una partecipazione massiccia e crescente tra i ricercatori, un organico interno più adeguato al funzionamento della struttura. E poi arriveranno oltre venti milioni del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che dovrebbero essere messi in campo per nuove infrastrutture al Riello e per la ristrutturazione e diversa destinazione d’uso delle caserme di via Palmanova.

conferenza Unitus

Lo Cascio

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