Si dice che se qualcuno ha un sogno, allora lo deve difendere ad ogni costo. E si dice anche che se si vuole qualcosa, bisogna andarsela a prendere: anche se questo significa lasciare il proprio Paese e andare a vivere lontano migliaia di chilometri dagli affetti più cari. In fondo è il destino di quei tanti giovani che ogni anno lasciano l’Italia per andarsi a prendere il proprio sogno altrove, dove si è maggiormente considerati e qualificati. Come la viterbese Valentina Rossi, che ha inseguito il suo sogno fino alla remota Irlanda, dove risiede ormai da cinque anni. Di professione paleontologa, ricercatrice apprezzata e autrice di articoli scientifici, parla con entusiasmo del suo lavoro, che prima di tutto è una passione dalle radici lontane.
«Mi è sempre piaciuto guardare i documentari come Gaia e SuperQuark, soprattutto quando mostravano fenomeni naturali come i vulcani e i terremoti», ci racconta, a proposito del suo percorso. «Così, quando si è trattato di intraprendere gli studi universitari, ho scelto la facoltà di Scienze Geologiche alla Sapienza di Roma». Frequentando le lezioni, Valentina si imbatte però in qualcosa di diverso. «Ho scoperto la paleontologia e lo studio dell’evoluzione della vita. Mi affascina tutt’ora cercare di capire come gli animali vengono trasformati in roccia, diventando così dei fossili che fanno da finestra sulla vita del passato». La paleontologia infatti studia gli esseri viventi vissuti nel passato e i loro ambienti di vita sulla Terra: a partire dal ritrovamento di un fossile, gli studiosi come Valentina riescono a ricostruire l’aspetto che doveva avere quell’organismo vivente milioni di anni fa, le sue abitudini di vita, il modo in cui si è poi evoluto, o se si è estinto e perché. «Molte persone pensano che la paleontologia sia una disciplina esclusivamente da uomini, o peggio che sia noiosa, che implichi passare ore in un museo a spolverare fossili… Non è mai stato così! Soprattutto oggigiorno, la paleontologia è estremamente interdisciplinare, utilizza tecnologie all’avanguardia, e passa dal puro lavoro sul terreno – gli scavi per trovare nuovi fossili – fino al lavoro di laboratorio dove si simula e si modellano i processi di fossilizzazione a livello molecolare». Dopo la laurea magistrale, Valentina ha tentato di accedere a un dottorato in Italia – «ma non è andato…» – poi ha maturato la decisione di trasferirsi in Inghilterra, a Bristol, dove ha svolto un tirocinio di cinque mesi. Nel frattempo è uscito il bando per un dottorato di ricerca all’University College di Cork, in Irlanda. «Mi sono candidata e… ho avuto il posto. Cork è una cittadina piccola e accogliente; qui ho avuto la possibilità di formarmi e di specializzarmi nello studio di fossili eccezionalmente preservati – quelli cioè che conservano le tracce della pelle, degli occhi, degli organi interni, e in certi casi persino la colorazione originale». Durante questo percorso, Valentina ha avuto modo di fare esperienze non comuni, come visitare centri di ricerca internazionale, accostarsi a dispositivi come l’acceleratore di particelle (sincrotrone) di Stanford in California. «Ho potuto analizzare fossili con una risoluzione mai vista prima. E ho partecipato a degli scavi in Cina». Attualmente, Valentina Rossi lavora come ricercatrice e scrive e pubblica articoli scientifici, partecipando a conferenze e congressi su scala internazionale. Quest’anno ha pubblicato un lavoro su un pesce-luna di 48 milioni di anni fa ritrovato sui monti Lessini, presso Verona, e l’ha relazionato alla prima edizione di TEDxBolca – Past and Future, evento tenutosi sabato 17 settembre a Bolca (VR). «Il mio attuale progetto ha come scopo quello di capire come si preservano vari pigmenti a livello molecolare in fossili di diverse età geologiche. Quest’anno avrò l’opportunità di andare in Australia per lavorare sul campo, e utilizzerò di nuovo il sincrotrone per analizzare nuovi fossili eccezionalmente preservati».
A poco più di trent’anni, Valentina può raggiungere nuovi e prestigiosi risultati. Ma quanto può essere forte il fattore “nostalgia di casa” nel determinare le scelte future di una persona? «Il pensiero di tornare in Italia è onnipresente; è il mio paese di origine e ci vive la mia famiglia. E poi il cibo, la cultura, i paesaggi…Cork sembra grigia e fredda, però basta entrare in un tipico pub per sentire tutto il calore e l’accoglienza del popolo irlandese, non molto diverso in questo da noi italiani. Ma mi manca la tipica colazione al bar, caffè e cornetto, oppure il classico tramezzino di metà mattina da Capoccetti. Analogie con Viterbo? Anche Cork è molto trafficata, e i collegamenti potrebbero essere migliorati. Poi il dialetto di qui mi ricorda moltissimo il nostro dialetto tipico viterbese!». Nostalgia a parte, Valentina ha le idee ben chiare per quanto riguarda il suo futuro. «Mi piacerebbe moltissimo poter tornare e lavorare in un’università italiana. Vorrei continuare la carriera accademica e un giorno, magari, avere un mio laboratorio e un mio gruppo di ricerca, per continuare a scoprire come si è evoluta e come si evolverà la vita sul nostro pianeta. Il patrimonio geologico e paleontologico italiano non ha eguali nel mondo e sarebbe un onore per me poter contribuire agli avanzamenti scientifici di queste discipline nel mio paese, e importare tutto quello che ho imparato all’estero», conclude. Valentina non sa quando o se questo succederà. Per adesso, continua a formarsi e ad ampliare le sue esperienze e le sue capacità il più possibile, in un luogo lontano, dove ha acciuffato il suo sogno e l’ha cominciato a vivere.