Dopo una pausa ritornano Le case della vita di Via Cesare Battisti, nelle memorie di Maria Letizia Casciani tornano in un racconto che mette di nuovo in luce l’infanzia, divisa sempre tra due opposti, tra due possibilità che non si conciliano, che non sono complementari, che collidono tra loro. Una porta ed un’altra. Una casa ed un’altra. Una mamma e un’altra. Un affetto ed un altro..Parole&Storie che auspicano alla Buona lettura.
Fin da bambina sei rimasta bloccata su quel pianerottolo sul quale si affacciavano tre porte; tre porte, due case diverse, due famiglie diverse. Due esistenze diametralmente opposte.
Qual è la porta giusta da scegliere? Quale scegliere, senza essere presi dai sensi di colpa? Come fa una bambina di pochi anni a districarsi di fronte ad un dilemma simile?
Entri in una delle due case e trovi benessere ed accoglienza, l’amore e le coccole di cui hai bisogno. In un angoletto, davanti ad una finestra luminosa, hai un posto per i giochi tutto tuo. Passi ore tranquilla, lì. Aiuti Lòla a cucinare, la senti mentre canticchia serena in cucina. Assaggi biscotti caldi, mangi il panino che ti prepara sorridente.
Torni ai tuoi giochi davanti alla finestra. Se ti affacci, vedi l’ampio piazzale davanti alla chiesa, dove giocano tanti bambini.
Sei felice, lì, ma non è casa tua, anche se vorresti tanto che lo fosse. C’è Lòla che ti coccola, ti vizia, ti racconta le storielle, ti insegna filastrocche sceme, risponde a tutte le tue domande, ascolta davvero quello che dici. Ma non è casa tua.
C’è silenzio, lì, ti senti sicura, lì, ma non è casa tua.
Stai bene, lì, ma provi rimorso: non è casa tua e senti l’impulso irresistibile di di tornare su quel pianerottolo ed imboccare di corsa l’altra porta, quella della tua vera casa.
Il linguaggio che si parla tra quelle mura è molto diverso, l’affetto, c’è, ma non ha una sua concretezza, non ci sono abbracci, tutti vanno sempre troppo di corsa. Non c’è tempo. Ma è quella casa tua. Devi guadagnarti lo spazio, spesso ti senti invisibile. Ma quella è casa tua.
E’ una casa dove volano spesso schiaffi, dove devi affrontare la competizione con i tuoi fratelli, dove ti ritrovi ad essere considerata sbagliata, dove non ci sono coccole, dove regna il disordine e tutto è così difficile da accettare: quella, tuttavia, è la tua vera casa.
Lì non c’è quasi mai tempo per ascoltare domande, per dare risposte, le voci si affastellano le une sulle altre. E’ quella la casa della tua famiglia, non altre.
In quella casa non ti trovi, perché hai, purtroppo per te, assaporato altre cose, sai che si può vivere in modi diversi da quelli che conosci da quella parte.
Dall’altra parte non ti senti mai sbagliata, ti senti, invece, capita, amata. Ma, allora, qual è casa tua? Hai la possibilità di scegliere? C’è una possibilità? Davvero?
E allora desideri ardentemente tornare su quel pianerottolo, tornare a verificare quella possibilità, quella scelta, ma , improvvisamente capisci una cosa: che, qualunque sia la scelta, non ne ricaverai la minima soddisfazione; sarà sempre tutto frustrante, castrante. Vorresti andare da una parte, ma quella parte non ti spetta e ne soffri. Hai invece il dovere di stare dove ti compete, ma ne soffri. Sei la prova vivente del senso di colpa. La colpa sei tu.
Sei nella stessa situazione di quella scimmietta, del macaco dell’esperimento di Harlow: da una parte la mamma di metallo, che nutre, ma non scalda, dall’altra la madre morbida, che scalda ma non nutre. E lei si affanna a correre da una madre all’altra.
Dimidiatus Menander, ecco cosa sei: divisa sempre tra due opposti, tra due possibilità che non si conciliano, che non sono complementari, che collidono tra loro. Una porta ed un’altra. Una casa ed un’altra. Una mamma e un’altra. Un affetto ed un altro.
Cosa è giusto scegliere? La domanda di allora, la domanda di una vita. Una domanda troppo pesante per una bambina di pochi anni.
Da allora, le tue case non hanno mai generato in te un senso di soddisfazione, di completezza, perché nessuna di esse – mai – è riuscita più a colmare quel rovello interiore, quel dissidio iniziale, nato dallo stazionare irresoluta davanti a quelle porte, su quel pianerottolo. Dove è giusto andare? Di qua o di là?
*Maria Letizia Casciani è nata in un paese della Tuscia. Ama molto leggere, in particolare romanzi e saggi. La scrittura è una passione che coltiva nei ritagli di tempo rubati al lavoro. Vive e lavora a Viterbo