Viterbese story/1 “C”i risiamo: i sei anni con Piero Camilli

di Arnaldo Sassi

Camilli coppa Italia Viterbese

“C”i risiamo. La gloriosa (???) Viterbese rischia di finire ancora una volta nel baratro. Condannata ai play-out (oggi gli spareggi si chiamano così) contro la Fermana per tentare di rimanere in serie C. Destino crudele quello di una società calcistica, nata nel lontano 1908, e di una città che non sono mai riuscite a gettare il cuore oltre l’ostacolo, e che si sono accontentate di vivacchiare per decenni in quell’aurea mediocritas figlia – ci sia consentito dirlo – del “viterbesismo”, ovvero di quella scarsa determinazione e di quella mancanza di coraggio, senza i quali gli obiettivi più audaci rimangono impossibili da raggiungere.

Eppure, nel corso degli anni, i momenti epici ed esaltanti non sono mancati. Tutti però, legati a un comune denominatore: quello del “presidente mecenate”, capace – da solo o quasi – di portare avanti la baracca. Fino al massimo delle sue forze e, talvolta, fino alla sua rovina economica; o – come direbbe il commissario Montalbano – fino alla rottura dei propri cabbasisi.

Andando a ritroso nella storia della società gialloblù, il momento magico più recente è senza dubbio quello legato a Piero Camilli, imprenditore agricolo di Grotte di Castro, che nel giugno 2013 rilevò la società dall’ennesimo fallimento, portò a Viterbo il titolo sportivo della società Castrense e poté così iscrivere la squadra al campionato dilettanti di Eccellenza. Che vinse, al termine di un’entusiasmante galoppata, ottenendo la promozione in serie D. Camilli, che di calcio ne masticava abbastanza (per anni presidente del Grosseto, arrivò addirittura a sfiorare la serie A), ci mise due anni per far tornare i “leoni gialloblù” in serie C. Nella stagione 2014-2015 infatti, la Viterbese si classificò seconda nel girone G della Serie D, raggiungendo i play-off, nei quali venne eliminata ai quarti di finale dal Taranto ai rigori. L’anno dopo però, i gialloblù vinsero il girone G della Serie D e tornarono tra i professionisti dopo otto anni di assenza, ottenendo la promozione in Lega Pro grazie alla vittoria per 3-2 contro l’ Astrea. Non solo. Ciliegina sulla torta, il 5 giugno 2016 si aggiudicarono per la prima volta nella propria storia lo scudetto di Serie D, battendo il Piacenza per 2-1 a Viareggio.

Con Camilli la Viterbese veleggia in alto: nella stagione 2016-2017 è inserita nel girone A della Lega Pro dove riesce a piazzarsi in zona play-off, da cui è però eliminata al primo turno dalla Giana Erminio. Nella stagione 2017-2018, nuovamente inserita nel girone A, ottiene il quinto posto in classifica e raggiunge la finale di Coppa Italia di Serie C, dove è sconfitta dall’Alessandria. Nei play-off elimina il Pontedera, la Carrarese e il Pisa, non riuscendo però a superare nei quarti di finale il Südtirol. L’anno successivo, inserita nel girone C, arriva dodicesima in campionato, ma porta a casa un trofeo da sogno: la Coppa Italia di Serie C. E lo fa battendo niente meno il Monza di Galliani e Berlusconi. Disputa anche i play-off per la serie B, ma viene eliminata dall’Arezzo dopo aver perso 3-0 all’andata in trasferta e 0-2 in casa il ritorno.

Poi, a luglio 2019, il colpo di scena: Camilli – che nel frattempo era entrato in forte contrasto con la tifoseria – decide di gettare la spugna. La società viene acquistata dall’imprenditore Marco Arturo Romano, originario di Cassino, e si interrompono i sogni di gloria.

2/Continua sabato 30 Aprile

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