Lo abbiamo incontrato casualmente il primo giorno di apertura della sua prima mostra personale lo scorso settembre a Pratogiardino e lo abbiamo ricercato a conclusione, per carpirne sensazioni ed emozioni, ma soprattutto per conoscerlo un po’ meglio.
Sorriso cordiale e mani impastate di colori, lui è Zeta, artista viterbese, con il mare di Genova nel cuore. E’ lì che nasce, ventisei anni fa, nella terra della sua mamma, ma subito si trasferisce a Viterbo, la città di suo padre.
Il tuo nome sembra una sigla, zeta rt 13, cosa cela?
Si, questo è il mio account Instagram … Zeta, come l’ ultima lettera dell’ alfabeto, l’ Arte e il 13, un numero che mi piace molto
Dove inizia il tuo senso artistico? Le tue prime esposizioni nei locali …
Il senso artistico è di famiglia, il fratello della mia mamma è un tatuatore e un artista. Ho annusato sin da piccolo nel suo studio l’odore dell’inchiostro, dei colori, la gomma sbriciolata … Sono nato con la matita in mano, ho sempre avuto il disegno addosso. Appena finito il Covid sono iniziate le prime esposizioni nei locali. Ho cominciato a lavorare su tela durante il lockdown, a fare qualche tela per me, per la mia casa, che ho preso in affitto da poco, poi alcune foto delle mie opere hanno cominciato a circolare e c’è stata anche qualche vendita.
Fino alla mostra a Pratogiardino. Chi ti ha supportato nell’ideazione e nell’allestimento?
L’ idea nasce grazie ad Elena Piferi, grandissima donna, ci tengo a sottolinearlo, e Angela Ercoli, fiorista, anche lei nel mondo dell’arte.
Sono amiche di famiglia che hanno creduto che ci fosse qualcosa in me, “quel qualcosa” che io sto ancora studiando, mi hanno supportato e spinto a creare una mostra.
Quando è uscito il bando, Elena ha scritto la lettera per me; in un mese si è avverato tutto, con tanto sacrificio, lavorando di giorno e dipingendo di notte, ma la passione è forte in me, ce l’ho, mi piace, la voglio portare avanti, nonostante sia una realtà molto difficile. Voglio ringraziare anche le persone del bar di Pratogiardino, che tutti i giorni della mostra mi hanno sempre dato una mano nell’allestimento.
Hai trasformato una sorta di sgabuzzino nel cuore di San Pellegrino facendone un atelier. E’ lì che il pubblico deve venire a conoscerti?
No, purtroppo in questo momento non me lo posso permettere; prima della mostra cercavo qualcuno per dividere l’affitto e usarlo insieme, sempre all’interno delle mura perché il nostro centro storico è bellissimo. Per il momento, espongo i miei lavori sul mio profilo Instagram e poi, spero di conoscere tante persone in futuro, ai prossimi eventi.
La tua prima personale a Pratogiardino, pure in un periodo di incertezze e confusione, ha destato una forte curiosità e lancia un messaggio importante all’ amministrazione comunale, quello di poter utilizzare il parco comunale di Viterbo per esposizioni itineranti di artisti emergenti. Condividi?
E’ un mio desiderio, nei dieci giorni di esposizione, parlando anche con le persone che si sono avvicinate a me, ho avuto modo di riflettere molto su quanto sarebbe bello se i colori di queste tele che vediamo oggi in questo spazio, un po’ qui, un po’ lì, fossero presenti in modo perenne, o anche solo per un certo periodo dell’anno … bisogna avere un minimo di senso civico,avere cura del dettaglio, godere liberamente di questi spazi significa per un artista emergente non subire costi.
Che risultati e sensazioni porti dentro di te di questa tua prima esibizione pubblica?
Un po’ di destabilizzazione personale inizialmente … sono un neofita in questo campo, non sapevo bene come approcciarmi con figure istituzionali come quella del Sindaco, ad esempio. Pur apparendo un estroverso, a volte mi blocco. Il parco comunale di Viterbo in realtà è una comunità dove avvengono degli scambi, dove si incrociano sguardi di bambini, di anziani, dove la vita scorre in tutta la sua autenticità.
Sei nelle attenzioni di due figure importanti dell’ arte e della cultura viterbese, Alfonso Talotta e Antonello Ricci, i quali hanno speso belle parole verso la tua opera, che comunque deve affinarsi nel segno del tuo stile. Sei convinto?
Lo stile è mio . Qualcuno lo ha definito fresco, certo si dovrà affinare, ma sono anche giovane.Ho conosciuto Alfonso Talotta il giorno dell’inaugurazione e ho avuto la fortuna di conoscere Antonello Ricci un anno fa, perché frequenta il bar dove lavoro. E’ una grande persona, molto colta, ci tengo a complimentarmi con lui e a ringraziarlo, io sono un curioso e lui mi ha sempre incitato a perseguire la mia espressione che ricerco in ogni momento, appena smetto dal lavoro sono già in un altro pianeta.
Quali sono gli artisti che ti ispirano, chi sono i tuoi maestri?
La mia Professoressa di Arte alle scuole medie Adelaide Virtuoso, lei mi è stata vicino, ha parlato con i miei genitori e mi consiglio di andare ad Orvieto a studiare … ancora oggi faccio tesoro dei suoi consigli: “Riempi, non lasciare bianco, non ti fermare, dai!”.
E poi i grandi artisti, Monet, Picasso …Mi piace tanto Picasso, forse ce l’ ho nell’ inconscio … anche perché somigliava a mio nonno a cui sono stato legato profondamente … mi piace anche la scrittura di Kafka …
Dopo la tua prima personale, quali sono i tuoi progetti?
Vorrei vivere d’Arte fino in fondo , faticare, sporcarmi le mani. Ora che ho iniziato non ho alcuna intenzione di tornare indietro.
Qual è stata la critica che ti ha inorgoglito e quella che hai ritenuto ingiusta?
Inorgoglito no, perché sono molto autocritico. Ho avuto dei complimenti, ma sono molto più interessato alle critiche negative, che ci sono state e le ho accolte molto seriamente, mi sono piaciute, ma cerco di lasciarle ad un palmo da me … se ti condizionano le sensazioni degli altri può diventare un problema. Mi è capitato di commuovermi mentre dipingevo, con la musica …
Qual è la tua visione artistica e come pensi che Viterbo possa aiutarti per esprimerla al meglio e perseguire un cammino di crescita?
Si, credo che Viterbo possa aiutarmi a crescere perché a me piace il Bello e nella nostra città viviamo dentro l’Arte; finora è stato stupido non promuovere Arte nelle vie di Viterbo, vorrei tanto che i cittadini che vivono dentro le mura mettessero fiori alle loro finestre, magari obbligandoli (scherza).
Hai un sogno nel cassetto?
Ne ho tanti, troppi
Grazie Zeta.
Salutando questo giovane artista scoperto casualmente durante una passeggiata rigenerante a Pratogiardino, viene in mente una delle frasi celebri del suo amato Picasso, da lui molto citato: “Quando si è giovani, si è giovani per tutta la vita.” Uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto.”
Zeta è un artista emergente su cui puntare in modo deciso.